Individuano le patologie ischemiche delle estremità (principalmente degli arti inferiori).
Le cause in grado di determinare ischemia degli arti inferiori includono l’arteriosclerosi obliterante, le ostruzioni arteriose acute dovute ad embolie, traumi o trombosi, nonché una serie di altre arteriopatie (angioite granulomatosa, collagenopatie con interessamento vasale,etc.).
La fisiopatologia dell’ischemia degli arti inferiori riconosce fondamentalmente una riduzione del flusso ematico agli arti da stenosi delle arterie che li irrorano; l’ostruzione che riduce il lume arterioso in misura < 75% non influenza il flusso ematico a riposo, ma può rendersi responsabile dio ischemia muscolare durante l’esercizio fisico.
Il grado di ischemia in caso di occlusione dipende anche dalla presenza di un circolo collaterale.
Inoltre, in condizioni ischemiche vengono precipitate le modificazioni biochimiche a carico del metabolismo degli acidi grassi, del glicogeno e degli aminoacidi indotte dall’attività fisica, con conseguente riduzione della capacità di esercizio.
I segni/sintomi delle vasculopatie periferiche includono riduzione o scomparsa dei polsi arteriosi, ipotermia cutanea con pallore o colorazione rosso-bluastra degli arti, dolore da sforzo (claudicatio intermittens) o a riposo, lesioni ulcero-gangrenose delle estremità.
La diagnosi è clinica e strumentale.
Le arteriopatie periferiche vengono distinte, secondo la classificazione di Leriche-Fontaine, in:
– stadio I: subclinico, caratterizzato dall’assenza di sintomi soggettivi o dalla presenza di vaga sintomatologia
– stadio II: IIa → claudicatio intermittens con intervallo di marcia libero da dolore > 200 metri; IIb → claudicatio intermittens con intervallo di marcia libero da dolore < 200 metri
– stadio III: sintomi del II stadio più dolori crampi formi anche a riposo
– stadio IV: sintomi del III stadio più lesioni trofiche delle estremità.
Nelle arteriopatie periferiche con ischemia critica degli arti inferiori la terapia principale è sempre la chirurgia con rivascolarizzazione preceduta da un accurato studio angiografico.
Nelle insufficienze arteriose periferiche il ricorso all’OTI è giustificato alla luce delle seguenti considerazioni: per stimolare il circolo di compenso ed aumentare l’intervallo di marcia libero da dolore al fine di procrastinare l’intervento chirurgico; in fase pre-operatoria per contrastare la sovra infezione batterica che può determinare gangrena e nel periodo post-operatorio per accelerare la riparazione tissutale ed evitare l’edema da rivascolarizzazione e la conseguente stasi; per mummificare una zona distale evitando la gangrena umida e limitare l’estensione del processo necrotico riducendo l’entità di una eventuale demolizione chirurgica. Infine va segnalato il sinergismo dimostrato dall’OTI con alcuni antiaggreganti piastrinici.