La sindrome da schiacciamento è caratterizzata da una iniziale compromissione locale grave ed estesa cui consegue uno stato di compromissione generale dovuto a tossiemia sitemica con collasso cardiocircolatorio, squilibri metabolici e acidosi, insufficienza renale acuta.
A livello locale lo schiacciamento determina un’ischemia, aggravata anche da turbe della coagulazione e dell’aggregazione cellulare, cui conseguono ipossia e danno metabolico cellulare.
In risposta all’ipossia si ha vasodilatazione che, per la coesistenza di alterazioni del microcircolo e della circolazione reflua, crea una situazione di anossia stagnante ncon formazione di edema tissutale. Viene così ad instaurarsi un circolo vizioso in quanto l’edema, aumentando la distanza di diffusione dell’O2 e delle sostanze nutritive dal torrente circolatorio alle cellule, determina ulteriore aggravamento delle turbe metaboliche ed altera maggiormente le condizioni di circolo per progressiva espansione del liquido extracellulare dovuta alla compressione sdu vasi e cellule; tutto ciò si traduce in un peggioramento dell’ipossia che conduce al pressochè totale arresto circolatorio distrettuale con perdita funzionale dell’arto leso.
Inoltre, nei tessuti ipossici si ha una condizione favorente lo sviluppo di infezioni da parte di batteri, penetrati attraverso lesioni traumatiche o prodotte a seguito di necrosi cutanee, per diminuzione dell’attività fogocitica, riduzione dei radicali liberi dell’O2 ad azione antibatterica e per la presenza, in sede di lesione, di una concentrazione insufficiente di leucociti, anticorpi, complemento ed immunoglobuline per un’alterazione di flusso ematico.
Clinicamente gli arti colpiti dalla sindrome da schiacciamento si mostrano edematosi, cianotici, ipotermici, con turbe della sensibilità e sofferenza cutanea.
Lo stato tossico può essere svelato dall’emissione di urine di colore rosso-violetto, mentre l’IRA determina insorgenza di anuria.
La diagnosi, oltre che sull’anamnesi e sull’esame obiettivo, si basa su indagini di laboratorio e strumentali.
La terapia consiste nel trattamento delle ferite e delle fratture, nel debridment chirurgico e nella somministrazione di antibiotici.
L’impiego dell’OTI nella sindrome da schiacciamento è senz’altro giustificato in quanto il considerevole aumento dell’O2 fisicamente disciolto nel plasma, che passa in soluzione anche nei liquidi interstiziali aumentati per la presenza di edema, porta ad un’immediata regressione dell’ipossia durante il trattamento migliorando il metabolismo cellulare e l’acidosi.
Contemporaneamente si ha un effetto di vasocostrizione che riduce l’edema diminuendo la compressione su vasi e tessuti. L’OTI, inoltre, favorisce la protezione contro le infezioni da germi aerobi ed anaerobi, la demarcazione dei tessuti recuperabili da quelli ormai irreversibilmente lesionati, la ripresa dei processi di guarigione delle lesioni per fenomeni di neovascolarizzazione e formazione di tessuto attivo di granulazione.